Quando Gesù lo chiamò il cieco gettò il mantello via e lontano da sé.
Il mantello era la sua casa, la sua coperta, il suo rifugio.
E’ bastata una parola per gettare via ciò che fino a quel momento era il tutto.
Signore io ho i miei pensieri che come nodi mi legano e non mi permettono di seguirti.
Questi comandanti rendono scontato il mio atteggiamento scavano solchi profondi.
Il mio cuore rimane lontano e come la volpe che non arriva all’uva dice che è acerba.
Al cieco tu dici: “Cosa vuoi che io faccia per te?”
“Signore fa che io veda” è la risposta del cieco.
Assorto nei miei pensieri, la stessa domanda fai a me, ed io distratto e pauroso penso che sia un inganno.
Allora il vorrei di tante cose viene seguito dai tanti se ed io sto li fermo, perché ho paura.
Meglio seguirti da lontano e avere la possibilità di scappare, piuttosto che starti vicino, perché penso di sapere quello che tu mi puoi chiedere.
Tu mi cerchi e mi chiami, io immobile nella paura non so dove andare o fuggire.
Mi rendo sempre più conto che non voglio vedere, mi sento rassegnato e tu continui a dirmi: “dai la mano a questa vecchietta cieca, ti condurrà dove tu non sei riuscito mai ad arrivare, non dubitare, perché è la fede”.
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