Noi abbiamo spesso l’abitudine di lamentarci del quotidiano ma non ci rendiamo conto della nostra monotonia nella relazione.
Facciamo il tira e molla con la persona che amiamo e dopo un certo numero di giorni scarichiamo la nostra frustrazione.
Ci lamentiamo con Dio e continuiamo a ripetere come automi le nostre solite preghiere senza dare un’anima a ciò che diciamo.
Se poi troviamo la persona che non sta al posto dove l’abbiamo messa ci disorientiamo e critichiamo.
Il solito lavoro, ma se per caso quel foglio sulla scrivania non lo troviamo al suo posto voli pindarici ci fanno perdere la pace.
Ricordati che tu non sei al centro dell’universo, che dopo di te e senza di te la vita continuerà sulla terra.
Tu sei importante, sei speciale se non ti svaluti, fai in modo che tutto ciò che ti circonda sia speciale.
La stessa relazione con Dio è bella in se, invece tu a volte dici “non lo sento più… le solite preghiere non mi bastano”, poi non fai niente per rendere vivace il rapporto.
Esci da questa tua passività quotidiana e fa come Chiara d’Assisi, lei dice a Francesco: "non voglio essere amata, ma amare”.
Se poi lo farai con tutte le creature che ti circondano le relazioni saranno avvincenti.
Esci dal carcere che ti sei costruito e al quale hai imposto un nome… “quotidiano”.
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